Cosa mangiare in Sardegna: la seada

3 soli ingredienti per far esplodere le papille gustative, possibile? Sì, quando si parla di seada! Se non sai di cosa si tratta ho una brutta notizia per te: ti stai perdendo una vera delizia.

La seada (sebada o sevada) è un dolce tipico sardo, una tasca chiusa, fatta di pasta di semola, ripiena di formaggio fresco che viene poi fritta e cosparsa di miele di corbezzolo oppure al castagno. 

Le origini

È una ricetta che deriva dalla cucina povera, con ingredienti semplici e facili da reperire: la seada nasce nelle zone dell’isola a vocazione prettamente pastorale come Campidano, Barbagia e Logudoro. I pastori all’epoca potevano concedersi il lusso di mangiare un dolce? Ovviamente no e infatti originariamente la seada non era considerata un dessert ma un secondo o un piatto unico sostanzioso, che veniva servito agli uomini che tornavano dalla transumanza: si dice che all’epoca fossero mannas cantu su prattu ossia grandi quanto il piatto su cui erano portate in tavola e non erano guarnite col miele. 

Se sull’origine geografica sono tutti abbastanza d’accordo, è l’origine del nome a dividere gli studiosi. 

Una delle teorie più accreditate riguarda la dominazione spagnola, sembra che seada derivi dal vocabolo cebar (sebana al participio passato) che potrebbe essere tradotto come cibare o alimentare. Secondo un’altra tesi il nome del dolce deriva dalla parola latina sebum in relazione all’utilizzo del grasso animale (seu in sardo) per cucinare la seada. 

Gli ingredienti

La particolarità delle seadas è la pasta con cui vengono realizzate: si tratta della pasta violata o violada (simile alla brisée), fatta con semola di grano duro e strutto o olio d’oliva. La semola, a differenza della farina, ha una consistenza diversa e il colore risulta più ambrato.  Simile alla pasta brisée, è utilizzata anche per la preparazione di altri piatti come pistiddi, casadinas, pardalus e la panada. Il ripieno delle seadas è di formaggio pecorino e dopo la cottura risulta perfettamente filante e spesso viene aromatizzato con scorze di limone. 

Procedimento

Passiamo alle cose importanti, se vuoi cimentarti nella preparazione della seada ti serviranno:

  • 500 grammi di semola di grano duro

  • acqua tiepida

  • 100 grammi di strutto (o olio extra vergine d’oliva)

  • 1 pizzico di sale

Per prima cosa bisogna disporre la farina a fontana su una spianatoia in legno, poi unire l’olio o lo strutto tagliato a cubetti, insieme a un pizzico di sale. A questo punto si inizia a impastare con le mani e si aggiunge gradualmente l’acqua tiepida. Il risultato deve essere un panetto liscio e compatto, da far riposare per circa mezz’ora.

Mentre la pasta violada riposa si può preparare il ripieno e ti serviranno: 

  • 500 grammi di pecorino fresco

  • la scorza di un limone

  • 70 grammi di acqua

 il pecorino deve essere sciolto a fuoco moderato con poca acqua e il limone grattugiato, mescolando continuamente per 10 minuti. 

Quando il formaggio è pronto deve essere steso su un tagliere e, dopo averlo fatto raffreddare, si procede a ricavare dei dischi di circa 10 cm di diametro per 8 mm di altezza. A questo punto si può lavorare la pasta: a mano o con una macchina, la pasta violada deve avere uno spessore di 3 mm. Sulla sfoglia devono essere posizionati a debita distanza i dischi di formaggio tagliati in precedenza, che poi vengono ricoperti con un altro pezzo di pasta.

Con l’utilizzo di un coppapasta dal diametro di circa 10 cm si possono finalmente ritagliare le seadas: la cottura deve avvenire in abbondante olio di semi per un paio di minuti e dopo averle tolte dal fuoco si procede a guarnirle  con miele di corbezzolo o di castagno. Il nostro consiglio è quello di mangiarle calde e abbinarle con vini bianchi dell’isola, dolci e aromatici come il Vermentino di Sardegna, la Vernaccia di Oristano o la Malvasia di Bosa. 

Un altro consiglio? Ricorda che seadas è il plurale del nome quindi, a meno che la fame non sia proprio tanta, ordina solo una SEADA!